Alla riunione sui Risultati delle Prove Invalsi 2021, ha partecipato la Vicepresidente Irase Nazionale, Prof.ssa Patricia Tozzi.
Anche quest’anno i risultati delle prove Invalsi sono notevolmente critici. I “livelli di apprendimento e assimilazione” in Italiano, Matematica e Inglese, dice l’Istituto Nazionale per la Valutazione, mostrano differenze marcate nel Paese e, come al solito, il sistema scolastico nell’Italia meridionale e nelle Isole continua a essere meno efficace, evidenziando soprattutto nel primo ciclo , che gli alunni con status socio-economico basso ottengono i risultati peggiori.
A livello di scuola primaria non si evincono grosse criticità ma, invece, le stesse crescono in modo graduale nelle scuole secondarie di I grado, per diventare emergenza nel livello 13, cioè nella classe V delle scuole di II grado.
Il 39 % degli studenti in uscita dalla scuola secondaria di I grado, non raggiunge livelli minimi di accettabilità in Italiano, il 45 % in matematica ,il 24% e il 41% non raggiunge il traguardo previsto nel reading e listening in inglese.
Alla fine del secondo ciclo d’istruzione, dopo 13 anni di scuola, gli studenti che non raggiungono i livelli minimi di accettabilità sono rispettivamente il 44%, in Italiano, il 51 % in matematica. In Inglese il 51% (reading) e il 63% (listening).
Il nostro sistema scolastico, sempre secondo l’INVALSI, non garantendo agli studenti che vengono da ambienti più svantaggiati una adeguata preparazione, ha come conseguenza che il 23% degli studenti italiani abbandona la scuola o la termina senza acquisire competenze di base minime.
Cosa c’è di nuovo?? Riflettiamo sul fatto che l’invalsi, quest’anno, non parla di conoscenze né di competenze. Che un test una tantum non possa misurare competenze, tantomeno rilevare se i nostri alunni sanno pensare e riflettere con spirito critico…è ormai chiaro a tutti e che non sia in grado neppure di certificare le competenze possedute nelle discipline indagate è altrettanto evidente…E allora? Se ogni anno sentiamo gli stessi disastrosi risultati e i decisori politici, il nostro Ministero non riescono a trovare soluzioni, non si possono scaricare tutte le responsabilità sulla scuola. C’è, secondo me, una mancanza di visione da parte del nostro ceto politico incapace di farsi carico dello stato di salute civica della nostra scuola (e della nostra società).Vale la pena spendere tanti soldi sulle prove invalsi per non ottenere miglioramenti? Sono anni che i risultati evidenziano aspetti negativi nelle diverse regioni, nello stesso istituto e nella stessa classe..
A Trento, provincia autonoma che ottiene i migliori risultati, ogni anno si investe moltissimo sulla scuola sia in termini di salario che di sostegno alla formazione.
La DaD, colpevole secondo molti del peggioramento dei risultati, sicuramente non favorisce una didattica efficace come quella in presenza, ma è troppo semplicistico addossare tutte le responsabilità a questa metodologia che, in questa gravissima emergenza, ha comunque permesso di mantenere un contatto tra docenti e alunni pur evidenziando problemi negli alunni appartenenti alle fasce più deboli. Sappiamo bene che la presenza a scuola sviluppa capacità, socialità e competenze e la distanza favorisce dipendenza da internet o ci fa perdere gli alunni più fragili, ma enfatizzare troppo i dati negativi dopo un periodo faticoso e pesante per gli insegnanti e la scuola nel suo complesso mi sembra fuori luogo.
Concludendo mi vengono in mente le stesse riflessioni del 2019: l’INVALSI continua a rappresentare sostanzialmente una stessa fotografia della nostra scuola: risultati preoccupanti e grandi differenze tra nord e sud; inoltre ogni volta ci ripete che dove ci sono situazioni socio-economiche difficili i dati rivelano maggiori criticità.Ma se quello che si spende per queste rilevazioni non ha una ricaduta effettiva sul miglioramento dei risultati delle scuole, serve spendere tanto?Cosa è stato fatto per recuperare la situazione in termini di supporto, investimenti e processi migliorativi?
Le scuole, oberate di lavoro, con una faticosa organizzazione di dad, occupate a riempire carte (PTOF,Curricoli,RAV PdM,Bilanci sociali ..) riescono a riflettere sulla necessità di rivedere strategie didattiche e introdurre qualche cambiamento innovativo finalizzato a migliorare gli esiti??O i PTOF e i curricoli verticali sono elaborati e non utilizzati per una azione concreta e contestualizzata che possa avere una ricaduta effettiva sugli apprendimenti??
Troppo spesso anche l’Invalsi ha mostrato qualche incertezza sulla finalità del proprio percorso mostrando una certa confusione: è misurazione o valutazione??ora si parla solo di risultati di apprendimento! Riescono queste prove a verificare in tempi stretti con domande tarate per avere risposte in 60 secondi le reali capacità e competenze dei nostri studenti?Forse non sono pienamente adeguate o formulate secondo quanto la nostra organizzazione scolastica prevede!
Comprendere un testo, argomentare, risolvere problemi sono percorsi complessi che richiedono tempo e riflessione e forse ai nostri alunni non ne viene dato abbastanza!
Le prove Invalsi sono utilissime se usate per riflettere.Infatti alcune esperienze dimostrano che le stesse prove, utilizzate ad esempio proiettandole sulla lim e discutendole, dando agli alunni il tempo necessario per riflettere, argomentare e risolvere problemi hanno una loro validità e possono essere un utile supporto per una didattica innovativa.
I docenti fanno un lavoro faticoso e la restituzione dei dati alla scuola, fa ricadere su loro responsabilità che spesso sono dovute ad altri fattori ,quali, ad esempio, una composizione sbagliata delle classi, che non sempre sono omogenee tra loro ed eterogenee al loro interno,un ambiente sociale non particolarmente sereno e la fretta che si chiede nel dover rispondere ad un quiz che non determina chi è il migliore.
Se da per la dodicesima volta si denunciano le stesse criticità e non ci sono miglioramenti, pur consapevoli che i miglioramenti richiedono tempi lunghi, forse anche l’Invalsi deve farsi qualche domanda ,e anche i nostri governanti: la didattica deve diventare prioritaria e la formazione adeguata e contestualizzata può essere una soluzione per promuovere concretamente processi di miglioramento della scuola.
Dopo tanti anni di spesa per la rilevazione dei dati che rimangono sostanzialmente critici, potrebbe essere più utile spostare queste risorse a favore di introduzione di processi di miglioramento di tipo diverso???
Patricia Tozzi
– Vicepresidente IRASE Nazionale