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Trentennale della strage di Capaci – 23 Maggio 1992 – 23 Maggio 2022

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  • Articolo pubblicato:Maggio 23, 2022
  • Categoria dell'articolo:News

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.” Paolo Borsellino

“Parlare della mafia” è un dovere civico e morale che deve partire dalle Istituzioni, ed ecco perché deve essere coinvolta anche la Scuola affinché i docenti siano formati per poter trattare questi temi con i bambini, con i ragazzi, con i giovani, attraverso diverse modalità.

Indifferenza e silenzio imperversano quando si parla di mafie. Per questo motivo è necessario istruire i giovani su un fenomeno criminale che sicuramente metterà in pericolo il loro futuro. L’azione più efficace per evitare questa crisi è nella Scuola con percorsi, iniziative, assemblee e non solo nella giornata della legalità o per commemorare le vittime di mafia. È necessario un lavoro in sinergia tra docenti, studenti e formatori di legalità, affinché i giovani comprendano il senso profondo della giustizia e non siano spettatori passivi, ma artefici del loro futuro.

Parlarne nelle scuole sia un dovere civico di ognuno di noi.

Ma cosa può fare in concreto un giovane contro le mafie?

  • Confrontarsi con l’altro;
  • Ascoltare senza prevaricare;
  • Costruire rapporti umani basati sul rispetto dell’altro;
  • Uscire dal proprio egoismo;
  • Condividere con gli altri diritti, doveri e responsabilità.
  • Studiare, poiché la cultura è il primo nemico delle mafie.

Questi sono i veri motivi che devono stimolare la nostra gioventù ad iniziare un vero percorso di lotta alla mafia, già in giovanissima età. Il confronto aiuta al dialogo e alla comprensione. L’ascolto senza prevaricazione abitua al vivere civile. I rapporti umani basati sul rispetto dell’altro evitano la discriminazione. Vincere il proprio egoismo significa pensare anche al bene comune e essere consapevoli che non si vive soli ma in una comunità. Condividere diritti, doveri e responsabilità significa diventare cittadini e vivere la collettività. Studiare significa tagliare le gambe alla cultura criminale mafiosa.

Le parole di Peppino Impastato: “La mafia uccide, il silenzio pure”, insieme all’altra: “No all’indifferenza, si all’impegno civile”. dovrebbero essere scritte all’ingresso di ogni Scuola, perché è importante far comprendere alle nuove leve questo messaggio attraverso l’impegno di ciascuno di noi non solo a parole ma con i fatti e con gli esempi di vita vissuta .

Combattere le mafie vuol dire insegnare ad essere adulti liberi e responsabili in grado di rispettare il prossimo, capaci di esprimere le proprie opinioni liberamente, avere il coraggio di non girarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, alle illegalità. La Stato sia presente con forza nelle zone in cui la mafia è radicata poiché questo farà in modo che anche un ragazzo inerme, in una zona totalmente dominata da un gruppo criminale, possa non girarsi dall’altra parte.

Mariolina Ciarnella – Irase Nazionale

Questo che vi presentiamo è un esempio di buona pratica di un plesso di Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Comprensivo di Aquino

Anche quest’anno l’IC Aquino partecipa alla commemorazione della strage di Capaci per non dimenticare, per ricordare, per commemorare chi ha speso la propria vita per la giustizia. Gli otto plessi del comprensivo hanno disegnato e colorato i petali della girandola della legalità assegnando ad ogni petalo un valore. Tutti gli studenti, dai piccoli fino agli alunni delle scuole secondarie di primo grado, hanno dunque collaborato alla realizzazione del prodotto che lunedì 23 maggio farà parte del collage di testimonianze delle scuole d’Italia che sventoleranno sulla nave della legalità a Palermo.

Dirigente Scolastica Prof. Marianna Ladisi