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Giornata internazionale di studi: “L’appello ai potenti in età contemporanea. Grazia, “razza”, cittadinanza”

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  • Articolo pubblicato:Dicembre 16, 2019
  • Categoria dell'articolo:News

La giornata internazionale di formazione promossa dal Centro Romano di Studi sull’Ebraismo, CeRSE, Università degli studi Tor Vergata di Roma, ha proposto interessanti spunti di riflessione, soprattutto in relazione ad una nuova metodologia che viene proposta nello studio di particolari documenti storici. Il tema è stato:  L’appello ai potenti in età contemporanea. Grazia, “razza”, cittadinanza.

Si tratta di suppliche ai potenti, documenti importanti per comprendere i rapporti tra i governatori e i governati che si sono trovati in una situazione di prostrazione come conseguenza della perdita dei loro diritti. Vengono esaminati diversi tipi di suppliche. La dott.ssa Silvia Haia Antonucci dell’ Ascer, Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, ha parlato di suppliche dal ghetto riportandoci alle condizioni degli ebrei di Roma dal 1555 al 1870.

Molte di esse per esempio  riguardano le richieste al Papa di rendere più salubri le case invase dalle acque del Tevere oppure lamentano il sovraffollamento, visto il divieto di costruire nuove case,  e chiedono di poter rispondere alle esigenze di abitazione.

Altre suppliche lamentano le bastonate che molti ricevono durante le messe forzate.

Non dimentichiamo infatti che l’istituzione del ghetto aveva come scopo quello della conversione.

È un popolo che chiede aiuto ai papi che spesso intervengono con bolle per invitare i cristiani a non arrecare fastidio e a non fare del male.

Interessante è pure lo studio presentato dalla dott.ssa Enrica Asquer dall’università degli studi di Genova, sulle suppliche nella Repubblica di Vichy a Petain mese in relazione con quelle nell’Italia fascista degli anni ’40 da parte di persone di religione ebraica che con le leggi antiebraiche del 1938 hanno perso i loro diritti di cittadini.

La dottoressa contestualizza i documenti e  mette in evidenza subito le differenze delle situazioni politico-sociale dei due Paesi. In Francia già dal 1941 la persecuzione dei diritti coincise con la persecuzione delle vite. In Italia la persecuzione delle vite  precedette le deportazioni che avverranno come conseguenza dell’occupazione tedesca, quindi dopo la firma dell’armistizio da parte di Badoglio. Viene messo in evidenza inoltre che le leggi antiebraiche non verranno revocate dal nuovo governo e rimarranno in vigore fino alla fine della guerra.

Le tipologie di suppliche prese in esame, riguardano persone che avevano perso il lavoro, per esempio insegnanti che si trovano a dover supplicare i propri presidi costretti a renderne effettivo il licenziamento. Ci sono poi suppliche di vedove che hanno perso il marito nella Grande Guerra, oppure persone pluridecorate per i servigi resi alla Monarchia e al Governo Fascista.

In esse esse chiedono “deroghe” alle leggi che le hanno costrette alla prostrazione, all’umiliazione, alla discriminazione.

Dalla dottoressa Asquer viene offerta un’interessante e originale lettura di questi documenti in chiave moderna: c’è una continuità tra queste suppliche e le richieste fatte oggi dello Ius soli e in generale della cittadinanza da parte degli stranieri. In entrambi i casi si tratterebbe di richiesta di una concessione sulla base di meriti, come premio per una specifica condotta che rendono le persone provenienti da altre nazioni come degne di avere la cittadinanza.

In tempi recenti viene ricordato che un cittadino del Mali arrivato in Italia ,pur  non avendo ottenuto lo status di rifugiato, ottiene la cittadinanza dal Tribunale di Venezia che ne riconosce i meriti: quella persona lavora, paga le tesse, ha richiesto la patente. Insomma è meritevole. La dottoressa

Simona Cerutti, EHESS, Paris, osserva che occorre ” dimostrare di meritare”, e questo è lo stesso tema delle suppliche indicate prima. “Ti sei comportato da cittadino quindi meriti di esserlo”.

La dottoressa ricorda che oggi in Cina il sistema delle suppliche è molto diffuso. Ci sono dei palazzi  dove vengono convogliate ed esaminate milioni suppliche dei cittadini.

La gente va in questi posti con un grande tamburo:”Il tamburo delle suppliche”, metafora del richiamo al ” dovere dell’ascolto”.

Per concludere potremmo dire che le suppliche sono un documento molto valido per studiare i rapporti tra governo e governati anche in chiave moderna, ci ricordano che esiste  il diritto del cittadino  di chiedere più equità nell’applicazione della giustizia e il dovere di chi ci governa  di ascoltare.

Annarita Stanizzi, Docente di scuola primaria che ha partecipato per IRASE Nazionale