Galimberti: competenze? La scuola non educa più. Bisogna dirlo con forza
Mi sono ricordata di questo articolo dopo una istruttiva ed edificante conversazione telefonica con il nostro segretario generale Pino Turi in cui si sottolineava l’importanza delle conoscenze rispetto all’intento spasmodico ,nella didattica, di arrivare alle competenze. Una sua frase: siamo persone o mezzi di produzione, mi ha fatto tornare in mente un articolo pubblicato dal Corriere della sera che riporta una lezione magistrale di Galimberti al Festival della Filosofia nel 2019 sul ruolo della tecnica nella società contemporanea e che rimetto in allegato per condividere il messaggio che come dice Pino Turi “E’ la base teorica e scientifica di un pensiero che stiamo portando avanti da soli. Un pensiero che apre la mente.”
Il filosofo, sociologo e psicanalista, inoltre, ha concentrato la sua attenzione su cittadini del futuro e ha riportato le sue osservazioni nel libro “La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo” pubblicato da Feltrinelli. Dello smarrimento giovanile, Galimberti dà responsabilità anche alla famiglia, ma è soprattutto sul ruolo della scuola che intravede le carenze maggiori. “Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo“. Il sistema dell’istruzione, secondo Galimberti, fa “passare una nozione da una testa all’altra” cioè istruisce che è cosa ben diversa dall’educazione.
“Educare – spiega ancora l’esperto – significa seguire un ragazzo nel suo passaggio dallo stato pulsionale allo stato emozionale, in modo che abbia una risonante emotiva nei suoi comportamenti, e riesca a capire la differenza tra corteggiare una ragazza e stuprarla, tra insultare un professore e pigliarlo a calci. Educare vuol dire poi portare al sentimento, perché i sentimenti sono fenomeni culturali, non naturali, quindi si imparano. Il problema perciò è questo: diventare uomini. A prescindere dal tipo di scuola – liceo, istituto professionale, tecnico etc. – lo scopo della scuola fino a 18 anni è formare l’uomo. Le competenze sono secondarie e conseguenti. Quanti manager non sono uomini e fanno fare una vita d’inferno ai loro subordinati?”
CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO
Saluti cari e….buona lettura
Mariolina Ciarnella
Presidente IRASE Nazionale