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Un bilancio di….fine anno scolastico

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  • Articolo pubblicato:Giugno 16, 2020
  • Categoria dell'articolo:News

E’ tempo di bilanci… si, perché l’emergenza sanitaria che ci ha visto relegati in casa, per quasi tre mesi, ha rinviato tante attività , anche quelle con scadenza obbligatoria tra cui i bilanci di società ed enti, che  dovranno essere prodotti entro la fine di giugno.

Ma non è solo tempo per presentare il documento in cui si riassume una situazione contabile in un periodo dell’anno. E’ tempo del bilancio, inteso come confronto fra gli aspetti positivi e negativi di un’attività .

A cominciare dalle scuole che vedranno coinvolti docenti ed alunni, ci saranno le valutazioni di fine anno, di un anno a metà tra didattica svolta in presenza, fino a marzo e poi svolta a distanza, con tutte le difficoltà emerse.

Bilancio anche per chi, come l’Irase, Istituto di Ricerca ed ente di formazione per il personale scolastico, che da quasi 20 anni , supporta docenti ed ata . Una riflessione che vuole essere un confronto, soprattutto in termini di qualità e di qualificazione delle professionalità del mondo della scuola e dei vari aspetti delle tante attività di formazione svoltesi soprattutto in questo anno.

Attività che vengono realizzate per supportare il personale della scuola, in particolare quelli che intendono la formazione, lo strumento necessario per uno sviluppo professionale per contribuire a rendere la scuola che vivono più competitiva, all’avanguardia, ma soprattutto inclusiva e formativa anche sul versante personale.

L’Istituto, quest’anno, nel periodo che ha visto gli insegnanti alle prese con la dad , quando in tre settimane sono stati costretti a capovolgere i poli e inventare il pensiero digitale per non far sentire abbandonati gli alunni e per fornire un orientamento autonomo per gestire il piano formativo iniziato e per continuare a vivere una scuola attiva , insieme a loro ha riformulato velocemente una programmazione per la formazione , anche attraverso la creazione sul sito di una sezione dedicata alla dad, rivolta ai docenti, ai dirigenti,  ma anche agli assistenti amministrativi, impegnati a casa con lo smart working , alle famiglie ed agli studenti ripensando alle vie più consone ed alle metodologie più efficaci per raggiungere tutti e ciascuno , dando così il supporto necessario per svolgere al meglio il  lavoro, fornendo i migliori strumenti, intellettuali e materiali, per contribuire a rendere la scuola che vivono più competitiva, all’avanguardia, ma soprattutto inclusiva e formativa anche sul versante personale.

L’Irase  nasce per volontà della Uilscuola, un’organizzazione sindacale che non fa un “unico calderone” di docenti senza distinguere tipi e gradi di scuola, perché la sua struttura territoriale , capillare, permette una conoscenza , altrettanto capillare,  dei  bisogni di tutto il personale della scuola. Proprio per questo, la Uil scuola , consapevole del fatto che  il tema della formazione in servizio è  fortemente connesso alla “crisi” della condizione della professione docente,  ha contribuito,  anche con la creazione dell’Istituto,  ad una acuta domanda di visibilità, di identità professionale, di riconoscimento sociale e culturale per un lavoro, percepito come marginale, non solo per le vicende contrattuali considerate deprimenti dalla grande maggioranza dei docenti, ma anche dall’inquietudine per il rischio di una estinzione della funzione di insegnamento affidata ad adulti (i docenti) operanti presso appositi edifici (le scuole), in favore di modalità molto più libere di trasmissione/acquisizione delle conoscenze (l’apprendere ovunque e comunque).

La ricerca di una desiderata affermazione professionale, mediante l’affrancamento dalla condizione di impiegati depressi, oscilla ancora tra le marce dell’orgoglio docente e la effettiva partecipazione a processi di innovazione e di crescita professionale (Cavalli, 1992).

L’Irase sta dunque rappresentando quanto la Uilscuola, attraverso i valori su cui poggia la linea politico sindacale, rompendo l’ isolamento dell’insegnante che vive in una “comunità artificiosa”, circoscrivendo, spesso,  il suo fare cultura alle sole pareti della scuola, cerca, invece, di caratterizzarlo come gruppo intellettuale che dialoga con la comunità esterna, che contribuisce allo sviluppo culturale di un territorio, dell’intero paese, che poi è anche il messaggio dell’autonomia scolastica.

L’insegnante diventa un professionista se consolida una propria biografia professionale, se entra in un ciclo vitale di esperienze di crescita culturale, che comporta la partecipazioni ad azioni (il “normale” insegnamento, i progetti, le ricerche, i corsi, ecc.), ma soprattutto la capacità di riorganizzare e migliorare le proprie esperienze di lavoro attraverso un approccio che si può definire cognitivo-riflessivo, cioè rimettendo in gioco le proprie risorse cognitive ed emotive (Quaglino, 1985).

I tanti docenti che si sono rivolti in questi anni all’Istituto, lo hanno fatto soprattutto tramite la Uilscuola ed hanno rivolto il loro interesse alla ricca offerta formativa, erogata sia attraverso iniziative di formazione in presenza che attraverso piattaforme on line. Essi sono professionisti che intendono la formazione non come obbligo di servizio , ma  come un “diritto” da esercitare con piena consapevolezza e nuove motivazioni e che trovano nei corsi organizzati da Irase  i modelli formativi, a loro più rispondenti, in quanto privilegiano  la domanda personalizzata  a differenza dell’ offerta generica di corsi di aggiornamento da parte dell’amministrazione.

Nel mondo della scuola stiamo vivendo un periodo caratterizzato da grandi e complesse trasformazioni, siamo di fronte ad una scelta obbligata: conservare le tradizioni oppure entrare nella sfida lanciata dalla società e competere per offrire al giovane un sistema di formazione moderno, innovativo e ricco di esperienze.

Nessuna riforma o innovazione può essere efficace senza il coinvolgimento emotivo degli insegnanti, senza la consapevolezza profonda che la formazione è necessaria per accrescere le conoscenze e le competenze spendibili nella quotidianità, in classe, per mettere gli studenti in condizione di affrontare la mutevolezza della realtà con l’elasticità mentale che il futuro richiederà loro.

Per questo, la formazione permanente deve essere vissuta come una sfida, un’opportunità per aprirsi alle novità, al confronto, alla condivisione. È obiettivamente stimolante poter rimettersi in gioco, sapere il nuovo, migliorarsi nel metodo, nell’approccio didattico, nella comprensione e nell’abilità di gestire problemi e condizioni sociali diversi e di diversa origine. Questa è la nuova idea di professionalità del docente, in continuo apprendimento. L’insegnante è un “professionista riflessivo” (D. Schon, Il professionista riflessivo), in grado di guardare alla pratica e all’esperienza per potenziare le sue azioni future: più il docente riflette sul già attuato, più saprà individuare quei nodi cruciali passibili di potenziamento attraverso la formazione.

Mariolina Ciarnella